L’alloro (Laurus nobilis) è simbolo di sapienza, gloria, trionfo, fama, onore e questi significati risalgono all’epoca greco-romana, quando si usava intrecciare ramoscelli di alloro in corone da porre sul capo dei personaggi degni di stima. In particolare, dei vincitori dei giochi Pitici, che si tenevano nei pressi di Delfi e che, a differenza dei giochi Olimpici, prevedevano non solo gare sportive, ma anche competizioni per poeti e musicisti: i poeti vincitori venivano omaggiati con una corona di alloro, che conferiva loro il titolo di poeta laureato. Proprio da qui deriva la nostra usanza di coprirci il capo con una corona di alloro dopo aver conseguito una laurea. Ma l’alloro ha anche la capacità di “laureare” molti piatti della nostra cucina mediterranea, valorizzandoli con il suo profumo: dalle minestre ai brodi, agli arrosti, ai pesci (compresi gamberi e crostacei), ma è anche ottimo per insaporire i fagioli o le lenticchie, le castagne bollite, le verdure sott’olio e le patate al forno.
Consigli di coltivazione
L’alloro è una pianta sempreverde con portamento arbustivo che, lasciata crescere liberamente, diventa un albero che raggiunge l’altezza di circa 10 metri. Si adatta a vivere in qualsiasi terreno, tanto in pieno sole quanto in posizioni ombreggiate, ed è ideale per formare fitte siepi.
Se lo spazio lo permette, il consiglio è di coltivare anche un singolo esemplare, per poter disporre in abbondanza delle sue foglie che hanno molteplici proprietà erboristiche e medicamentose e rilasciano un aroma apprezzato in tante preparazioni culinarie. Bisogna mettere a dimora la pianta tra ottobre e marzo, evitando però i periodi molto piovosi e quelli freddi. Sarà poi facile ottenere nuove piante anche tramite talea, ponendo a radicare a primavera dei germogli apicali in vasetti riempiti con buon terriccio, da mantenere sempre umido e riporre in un luogo ombreggiato.